Helen Singer Kaplan ebbe il ruolo di pioniera nella terapia sessuale durante la rivoluzione sessuale nell’America degli anni ’60 poichè difese dell’idea che le persone dovrebbero godere il più possibile dell’attività sessuale, invece di vederla come qualcosa di sporco o dannoso. Lo scopo principale della sua tesi fu quello di valutare le disfunzioni psicosessuali perché queste sindromi sono tra le lamentele mediche più diffuse e angoscianti dei tempi moderni.
La sessualità è un aspetto fondamentale della vita e del benessere della donna, che abbraccia sia l’ambito delle relazioni interpersonali, che quello dell’identità e del funzionamento sessuale. Questa è modulata per tutta la vita da numerosi fattori quali: eventi accidentali, cambiamenti correlati alla riproduzione, problematiche connesse alla salute, aspetti relazionali e variabili socio-culturali o religiosi.
Tali variabili possono intervenire – in modo più o meno incisivo – nel rafforzare o indebolire la percezione di piacere esperita dalla donna. A momentanei episodi di difficoltà si possono sostituire veri e propri quadri clinici che finiscono per impattare in modo importante tanto sul benessere individuale della donna quanto sulle dinamiche relazionali. Si parla, in questi casi, di “disfunzioni”, ovvero di compromissioni della risposta sessuale che possono interessare o il grado di desiderio ed eccitazione percepiti, o la capacità di raggiungere l’orgasmo o lo stato di dolore provato durante i rapporti.
Quando si parla di sessualità è facile commettere l’errore di semplificare alcuni aspetti e attribuire così, a priori, una serie di «preferenze e comportamenti» agli uomini e alle donne. In pratica, invece di mantenere uno sguardo attento a inevitabili sfumature, ci lasciamo guidare e influenzare da stereotipi, miti e preconcetti che ci ingabbiano in credenze e aspettative troppo rigide o controproducenti.
I contesti sociali in cui vige ancora la dicotomia “vergine/meretrice” oppure quelli in cui il piacere sessuale è concepito solo in un’ottica maschile, rimandano un’idea della femminilità estremamente stigmatizzata in cui non c’è spazio né per il piacere sessuale della donna né, tantomeno, per un suo processo di autonomia in termini di benessere sessuale.
La visione psicosomatica (dalla mente al corpo) della sessualità ci consente di comprendere come sintomi psicologici come ansia e paura possono portare allo sviluppo di manifestazioni corporee (es. vaginismo, anorgasmia).
La visione somatopsichica (dal corpo alla mente) ci consente di intervenire su tutte quelle ricadute emotive come sentimenti di inadeguatezza o frustrazione conseguenti ad una diagnosi di patologia organica (es. endometriosi).
Il compito dello psicologo è quello di operare consapevolmente non soltanto in un’ottica di rimozione del disagio ma anche in quella della promozione del benessere.
Dott.ssa Chiara Ramponi - PSICOLOGA - 20020 Robecchetto con Induno (MI), Via A. Manzoni 14
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